La leadership femminile in Italia è ancora lontana dalla parità. Secondo lo studio SDA Bocconi–Eric Salmon, le donne coprono circa il 17% delle posizioni executive. Una quota più bassa rispetto a Francia e Germania. Il divario resta forte e frena innovazione e competitività.
Un divario che pesa sulla crescita
La presenza di donne nei vertici aziendali migliora governance e risultati. La diversità favorisce decisioni migliori, creatività e gestione del rischio. In Italia, però, barriere culturali e organizzative limitano l’accesso ai ruoli apicali. Servono percorsi chiari e misurabili di avanzamento.
Leadership femminile nei settori
I dati mostrano forti differenze tra comparti. Nei servizi e nel commercio la quota femminile cresce. Nel manifatturiero e nelle costruzioni scende sotto la doppia cifra. Nell’energia è minima. Il tema non è solo accesso, ma anche orientamento e formazione settoriale.
Formazione e mobilità: leve per colmare il gap
Lo studio indica tre leve principali: formazione continua, mentoring e mobilità. Aggiornare competenze tecniche e trasversali accelera le carriere. Programmi di tutoraggio aiutano a superare bias e ostacoli informali. La mobilità tra funzioni amplia prospettive di leadership.
In questa direzione, la Fondazione promuove la democrazia delle opportunità: percorsi gratuiti, accessibili e orientati al lavoro. Teoria e pratica si uniscono per valorizzare il talento, indipendentemente dal punto di partenza.
Leadership femminile: azioni prioritarie
- Definire obiettivi misurabili di rappresentanza nei ruoli apicali.
- Investire in upskilling digitale e competenze manageriali.
- Attivare programmi strutturati di mentoring e sponsorship.
- Rendere trasparenti criteri di selezione e avanzamento.
- Favorire flessibilità organizzativa e politiche di conciliazione.
Risorse e approfondimenti
Per una panoramica sui percorsi formativi gratuiti, visita la pagina dei corsi della Fondazione School University.


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